Spigolo PIAZ alla Torre Delago, vertigini sulle Dolomiti

 


Ci sono luoghi iconici ovunque e non mancano ovviamente nelle montagne più belle del mondo le Dolomiti.
Oltre alle celeberrime Tre Cime di Lavaredo chi non ha mai sentito e visto in qualche foto, quadro o logo pubblicitario le Torri del Vajolet?

Rifugio Re Alberto ai piedi delle Torri
Rifugio Re Alberto I ai piedi delle Torri

Amarcord:

Correva l’anno 1992 e mi trovavo in vacanza con i miei genitori in Val di Fassa, una delle valli più gettonate ancora oggi dai turisti di tutto il mondo che vogliono ammirare da vicino le mitiche Dolomiti, oggi patrimonio Unesco. Qui la montagna regina è il Catinaccio con una serie di guglie e cime che fanno da cornice ai paesi sottostanti e si tingono di rosa al tramonto (conosciuta come enrosadira).

Nel 1992 ancora ragazzino sono salito in quota percorrendo i bellissimi sentieri che si inoltrano dentro il gruppo appena descritto. Con un amichetto, dopo aver seminato i genitori e da spavaldi adolescenti riusciamo a raggiungere prima il rifugio Vajolet (affollatissimo) e poi percorrendo la gola del Gartl a raggiungere il rifugio Re Alberto I adagiato ai piedi di 3 possenti torri, le mitiche Torri del Vajolet. Rimasi rapito da queste guglie e ancora di più vedendo gli alpinisti che come formiche salivano le sommità. A casa tenevo un diario di viaggio con ritagliata l’immagine delle torri…scalarle un sogno per me impossibile da realizzare.

Invece…dopo esattamente 30 anni…mi ritrovo ancora davanti a loro ma con consapevolezza e preparazione diversa ovviamente.

Mi motiva alla salita Pier, direttore della scuola di alpinismo della mia sezione CAI, con lui la salita può essere davvero intrapresa in sicurezza.

Organizziamo allora una piccola compagnia di 4 persone; si uniscono con noi Riccardo e Sara anche loro alpinisti in crescita.

L’obiettivo è la fantastica via Piaz alla Torre Delago, una delle 3 torri del Vajolet; è una via classificata tra le più ripetute in assoluto delle dolomiti ,  una via che venne salita da Tita Piaz ( soprannome:  il diavolo delle dolomiti.…un nome un programma )  nel 1911 , quindi parliamo di più di 100 anni fa, una linea incredibile con esposizione ( il 2° tiro veramente da pelo sullo stomaco ) e una vetta che per panorama è qualcosa di impareggiabile.

alpinisti in cima alla Torre Delago


La via non è lunga, e non particolarmente difficile , ma è molto “unta” termine tecnico tra i climbers per dire che è molto levigata dai passaggi delle migliaia di cordate passate in un secolo di ascensioni. 

Ora il problema è trovare la quadra tra gli impegni di tutti noi, il meteo e magari evitando giornate di punta, cosa difficile in estate in quelle zone.

Scegliamo manco a dirlo una giornata di agosto ma….dormendo la notte di domenica in rifugio (Re Alberto) e partendo all’attacco della via il lunedì mattina presto significa avere buone probabilità di evitare le code in salita del weekend. La nostra intuizione è stata corretta; sveglia la mattina all’alba e partenza presto diretti subito alla base della Torre Delago. La fortuna ci assiste e siamo i primi della giornata (a dire il vero quasi gli ultimi, perché stranamente pochi sono stati i salitori della giornata). Giornata freddina e i guanti non erano accessori inutili almeno per scaldarsi le mani in sosta.

Non ci perdiamo d’animo e andiamo via spediti anche nel punto chiave della via di salita quando si aggira lo spigolo catapultandoci nel vuoto del versante opposto….meglio non pensarci troppo e via a salire aiutati dalle prese dello spigolo.

sullo spigolo affilato della torre Delago


Poco dopo mezzogiorno siamo finalmente in cima alla Torre Delago, una delle mitiche tre del Vajolet (insieme alla Stabeler e alla Winkler), un sogno realizzato….davvero tanta emozione.

in cima alla Torre Delago

Ma non c’è molto tempo per guardarsi intorno, anche se sarebbe stato da rimanere li ore ad ammirare tutto il tripudio di cime e torri intorno a noi e all’orizzonte vedere anche la città di Bolzano.

Il bello per me doveva ancora venire perché calarsi in corda doppia da queste torri è di una adrenalina incredibile. Ci caliamo direttamente nel vuoto, perché in molti punti la roccia verticale rientra addirittura…e dopo 3 interminabili calate da 60 metri circa siamo di nuovo alla base della torre.

in doppia corda tra la Stabeler e la Delago


Possiamo ora rigenerarci davanti ad una birra fresca attorniati dagli escursionisti della giornata che ci guardano incuriositi da tutta la nostra ferramenta che abbiamo addosso.

il gruppo in cima alla Delago


Si torna così a casa dopo 2 giorni passati in queste crode meravigliose con la fortuna di aver trovato la compagnia giusta, il meteo a favore e le condizioni ideali per godere di un panorama strepitoso oltre che aver assistito allo spettacolare tramonto rosa tipico delle Dolomiti.

tramonto sulle torri del Vajolet




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