Un Passo dal(la)....congestione alpina!


Potrebbe sembrare dal titolo una storpiatura o una presa in giro di una nota serie televisiva italiana, in realtà anche se per certi versi il titolo riprende quello del noto film tv perché coinvolto nella discussione di oggi, il significato che cela è ben più complesso e articolato. 
Ma perché parliamo di congestione alpina? Non è proprio in montagna che il nostro immaginario ci porta a luoghi idilliaci, immersi nel silenzio della natura più vera, tra picchi innevati, torrenti e boschi rigogliosi?
Per certi versi si, e il richiamo turistico che negli anni le nostre montagne, in particolare le Alpi, hanno avuto è proprio perché molte persone sono attratte da queste componenti e da queste peculiarità che il mondo cittadino ormai non è più in grado di soddisfare.
Ma come ben sappiamo l’uomo come sempre esagera e quando il fenomeno diventa importante ecco che l’aspetto economico prende il sopravvento su tutto. In tempi più recenti l’industria del turismo ha avuto sempre più spazio grazie alla maggior propensione al consumo e all’importanza data al tempo libero e allo svago.
Se ci mettiamo inoltre il fatto che oggi siamo in piena Globalizzazione, ci accorgeremo che il movimento turistico e dei viaggiatori in genere ha preso un'impennata notevole, facilitata dall’evolversi della mobilità e da campagne di comunicazione mirate e diffuse dalle tecnologie moderne (internet, smartphone, etc.).
Queste considerazioni iniziali servono per introdurre un problema divenuto serio e non più sostenibile legato alla iperfrequentazione dei luoghi montani, conosciuta con il termine inglese di Overtourism.
Non possiamo non dare la giusta importanza al Turismo che in montagna, ma anche in molte altre destinazioni, rappresenta una fetta importante dell’economia del territorio, quindi ben vengano i visitatori nelle Terre Alte che aiutano il territorio a rimanere abitato e produttivo.
Il problema ora è che in alcuni luoghi e in alcuni comprensori montani l’eccessiva frequentazione ha portato a forti impatti sull’ambiente, sulla sostenibilità e quindi sulla vivibilità degli stessi.
Il fenomeno del sovraffollamento turistico ha al centro la percezione del turismo da parte dei residenti, ovvero il livello di sopportazione della società. L’arrivo di troppe persone rischia addirittura di distruggere la fama di certe località cosiddette esclusive. Pensiamo ad esempio a zone montane come il Monte Bianco, il Cervino o dalle nostre parti Cortina d’Ampezzo, Madonna di Campiglio, le Tre Cime di Lavaredo, la Val di Fassa, il Passo Sella, la Marmolada, il lago di Braies. Tutti questi luoghi hanno in comune due cose: essere luoghi di grande richiamo turistico dovute alla bellezza del paesaggio e all’eccellente disponibilità di servizi ma anche quella di essere luoghi eccessivamente affollati a tal punto di parlare di superamento dei limiti. Purtroppo anche se è brutto a dirsi, anche in questo ambito ci sono limiti da non superare; anche se ritengo che la montagna in genere deve essere liberamente frequentata da chiunque credo che ambienti naturali come questi non possono essere trasformati in luna park per la gente di città.
Il territorio ha una propria capacità portante dal punto di vista ambientale, indicatore che va sotto il nome di “carrying capacity” che non deve essere superato per il bene di tutti.
Gli operatori del settore non vogliono sentire parlare di Overtourism che mette in luce aspetti negativi di una destinazione e del resto nessuno vorrebbe essere etichettato come luogo troppo turistico. Tuttavia bisogna prendere atto che alcuni luoghi simbolo delle nostre Alpi sono diventate degli Hot Spot sui quali si dovrà per forza di cose riflettere alla luce di un ulteriore incremento di visitatori nel prossimo futuro, la maggior parte provenienti da fuori confine e soprattutto da fuori Europa.
Ma torniamo al titolo del post che richiama la serie televisiva Un Passo dal Cielo, nota fiction con protagonista Terence Hill che veste i panni del forestale che vive sul lago di Braies. Ecco proprio questo lago divenuto negli anni un Hot Spot turistico grazie alla fama avuta con il film assieme alle altre location dove lo stesso è ambientato (San Candido e Val Pusteria) è un esempio chiaro di cosa significa un turismo che sta superando i limiti. Località come Braies ma anche altre diventate icone come le Tre Cime di Lavaredo (grazie anche alla strada a pagamento che sale fin sotto ai ghiaioni della parete) e il lago di Sorapiss (famoso perché immortalato da migliaia di selfie postati dai turisti nei social-network) stanno vivendo situazioni difficili da gestire, con turisti che soprattutto in alta stagione invadono territori congestionandoli con traffico di automobili, rifiuti e rumore in zone fragili e delicate.
Cosa possiamo fare allora per contrastare questo fenomeno negativo e sempre crescente?
Se ne stanno occupando esperti di settore, ma anche associazioni, enti e addetti ai lavori in genere. Sicuramente il punto debole e strategico al tempo stesso sta nella gestione dei flussi di visitatori, senza volerne limitare la crescita soprattutto in termini di qualità.
Misure e approcci di intervento devono essere indirizzate in primis sulla ridistribuzione spazio-temporale dei turisti ad esempio differenziando l’offerta turistica, differenziando i prezzi in base alla stagione, valorizzando luoghi meno noti e puntando sul turismo di qualità. Ma anche contromisure concrete come l’imposizione di quote massime di presenza, regolamentazione, limitazione degli accessi o chiusura temporanea di passi e strade, aumento delle tariffe in alta stagione per disincentivare la frequentazione in certi periodi, monitoraggio del fenomeno nelle singole località ed infine sensibilizzare i turisti a comportamenti sostenibili con campagne di informazione intelligenti.

Turisti lungo i sentieri verso le Tre Cime di Lavaredo
Affollamento sulle sponde del lago di Sorapiss
Congestione stradale lungo i passi dolomitici
Questa sarà la sfida del futuro e solo così potremmo contenere gli impatti che inevitabilmente il turismo porta all’ambiente, dando il giusto valore alle località turistiche sia quelle famose che quelle meno note, generando una frequentazione distribuita, diffusa e sostenibile su tutto il territorio montano; il territorio è davvero vasto e se ben gestito il visitatore può, lungo tutto l’arco alpino e durante tutto il periodo dell’anno, lasciare un impronta ecologica-ambientale ma anche sociale positiva e costruttiva per il benessere di tutti.
L'Arco Alpino visto da Nord



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