Le Ultime Valli: Dordolla, il borgo che rinasce

Se escludiamo poche località montane dove il turismo, l’economia e il benessere ha fatto dimenticare la povertà e la vita semplice dei borghi di montagna di un tempo passato, la maggior parte dei territori alpini vivono da anni il fenomeno dello spopolamento, soprattutto in quei territori marginali e lontani dalle aree metropolitane di pianura o comunque dove non esistono montagne di forte richiamo mediatico.
Località come Madonna di Campiglio, Cortina d’Ampezzo, Ortisei o Courmayer non sono di sicuro luoghi depressi anzi, assieme a regioni intere come il Trentino Alto-Adige e gran parte delle Dolomiti, richiamano milioni di turisti e l’indotto prodotto da questo tipo di industria è fonte di ricchezza anche per la popolazione locale.
Accanto a questi luoghi ci sono però tante zone marginali, spesso dimenticate, spesso abbandonate a loro stesse, dove le attività lavorative sono emigrate lentamente assieme alla loro gente verso le pianure limitrofe. L’abbandono ha portato con se inevitabili conseguenze, come la mancanza di investimenti dedicati ai servizi basilari, sanità, scuole, strade, manutenzioni, sicurezza del territorio.
Qualcosa per fortuna sta cambiando, grazie a piccole realtà che cercano di resistere all’abbandono e dove la parola d’ordine è Resilienza.
Nel cuore del Friuli, a ridosso della Carnia, sta facendo parlare di se il piccolo borgo di Dordolla, frazione del già piccolo comune di Moggio Udinese, al confine con la selvaggia Riserva Naturale della Val d’Aupa, istituita poco più di 10 anni fa.
Questa piccola comunità di poco più di 50 anime sta cercando un nuovo modello possibile di sviluppo, una esperienza quasi utopica tra decrescita e resilienza, arte e agricoltura sostenibile ed infine turismo lento e ispirazionale.
Sono questi gli ingredienti su cui alcuni virtuosi abitanti cercano di scommettere per garantire un futuro alla gente del posto e far si magari che si possa addirittura tentare la strada del ripopolamento e di un economia più forte.

Uno dei promotori di questo progetto è senza dubbio Kaspar Nickles, allevatore e agricoltore tedesco, da circa 10 anni trapiantato in Val Aupa insieme alla moglie Marina, originaria di questa valle, con la quale gestisce ”Tiere Viere – AgriKulturAlpina” (tiere viere=terra vecchia in friulano), un'azienda all’avanguardia nell’agriturismo, premiata anche da Legambiente.
Kaspar grazie anche alle conoscenze acquisite con gli studi universitari e alla sua passione per il territorio dove vive è riuscito lentamente a “strappare” all’inevitabile abbandono diversi fazzoletti di terra sparsi all’interno e nelle vicinanze del borgo di Dordolla. Qui ha iniziato a piantare patate, fagioli, mais e ortaggi di stagione. Accedendo poi a finanziamenti europei ha potuto recuperare delle strutture di proprietà, trasformandole in alloggi agrituristici ed accoglienti appartamenti. Lentamente il suo dinamismo ha indotto altri proprietari ad attuare azioni di miglioramento e di abbellimento architettonico/edilizio.
Il paese, dove la tecnologia e la modernità appare lontana, sta riprendendo forma e vita, quella vita che lentamente stava scomparendo a causa dell’emigrazione, dell’abbandono delle pratiche agricole e dove a dare il colpo di grazie nel 1976 ci ha pensato pure un forte terremoto.
La vita nel borgo è sicuramente diversa rispetto a 50/60 anni fa, lo testimoniano le tracce rimaste nel territorio con molti edifici abbandonati, le botteghe chiuse e l’assenza di scuole.
Ma qualcosa si sta muovendo anche qui; tra i vicoli silenziosi e gli antichi muretti a  secco alcuni come Kaspar cercano di rendere viva la comunità anche attraverso iniziative artistiche e culturali come l’Harvest festival, cioè il festival delle tradizioni contadine, ma anche una miscellanea tra arte, comunità, territorio e riflessioni su temi di portata universale. In questo modo si può mostrare al mondo esterno le potenzialità e le eccellenze semi-nascoste di questo affascinante territorio.
E’ innegabile la difficoltà che questi eroici nuovi pionieri devono affrontare, soprattutto scontrandosi con vecchi modelli di vivere la montagna assieme a condizioni naturali difficili del territorio.
Come dice il nostro Kaspar: “la frammentazione fondiaria (tipica di queste parti) ha portato al abbandono di grande porzioni del territorio e impedisce l'attuazione di investimenti incisivi. La conseguente scarsa cura del territorio indebolisce l'attrativa turistica del borgo.”  La ricetta per uscire da tutto questo continua Kaspar “ è far sviluppare o re-inventare un’agricoltura di montagna essenziale come pre-requisito di partenza per far partire altre attività”. Fare agricoltura non significa solo produrre ma anche curare il paesaggio e la sicurezza del territorio. Senza le malghe e gli alpeggi si perderebbe una parte della flora e della fauna alpina e quindi quel patrimonio di biodiversità fondamentale. Si può garantire anche un offerta gastronomica regionale e sviluppare un commercio di prodotti locali tipici e genuini.
Ma Kaspar non pensa solo al mondo agricolo; come guida naturalistica sta cercando di valorizzare anche la parte paesaggistica ed escursionistica grazie ad un ambiente integro e selvaggio, alla presenza di cascate, sentieri tematici e cime calcaree di forte richiamo estetico.
Ecco che con altri volontari sta cercando di recuperare tracciati e mulattiere, ripristinando ponti e attraversamenti di torrenti, aggiungendo adeguata cartellonistica ma tutto questo non è sufficiente.
Sarà necessario investire in comunicazione (manca anche una buona connessione internet) e servizi turistici e ricettivi di base.
Al momento solo l’azienda di Kaspar può offrire un alloggio a chi viene da queste parti, mentre per il resto il paese gira attorno all’unico centro sociale rappresentato dal Bar/Osteria da Fabio dove è possibile assaggiare alcune pietanze locali prima tra tutte il brovedar, la minestra della Val Aupa, preparata con le rape fermentate e tipico piatto dell’inverno.
Si spera che il “laboratorio” Dordolla con il tempo possa diventare un modello di turismo sostenibile per il rilancio di altri siti periferici o disagiati della montagna soprattutto Friulana.
Io sono fiducioso e finché ci saranno persone come Kaspar ci sarà ancora speranza per mantenere vitali tutti quei centri minori che popolano ancora le nostre Alpi.

L'abitato di Dordolla
Creta Grauzaria (2065m)

Un momento del festival di Harvest
La cascata "Spissante" dietro al paese
La Dordolla che rinasce
Per le vie del borgo
Piccole frazioni in recupero
Osteria/bar da Fabio, il cuore del paese
Antichi sentieri
Il piatto tipico: il brovedar
La Riserva Naturale Val d'Aupa

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