MARMOLADA: una montagna simbolo, una montagna contesa

(Ph. Paolo Maccagnan)
Le Dolomiti lo sappiamo sono montagne conosciute da tutti, ammirate, documentate, fotografate, frequentate. Molte cime sono spesso citate in imprese alpinistiche oppure usate come icone anche per operazioni di marketing. Ma se c'è una cima che tra queste è senza dubbio la più conosciuta e studiata è certamente la Marmolada. Detta anche Regina delle Dolomiti forse per il fatto che si trova esattamente al centro della catena Dolomitica e ne rappresenta la massima elevazione.
Non è una montagna come le altre che gli stanno attorno, come il Sassolungo con le sue guglie affilate e slanciate, il Sella possente e compatto, il Catinaccio con i suoi labirinti di roccia, il Latemar con le frastagliate cime e ancora altre note che si ergono isolate tra le valli come il Pelmo, il Civetta, le Tofane. La montagna o meglio il gruppo montuoso si erge compatto ed articolato, facendo da spartiacque tra il Veneto e il Trentino-AltoAdige. Dalla sommità di qualsiasi cima dolomitica lo si riconosce soprattutto per la calotta bianca che ricopre la parte terminale centrale che termina appunto con la cima più elevata del gruppo, Punta Penia a 3343m.


La Marmolada è la montagna dei contrasti. 
Alla base, caratterizzata da forme dolci e ondulate coperte da prati e da boschi, si contrappone il massiccio superiore, che si innalza improvviso e vertiginoso con i suoi chiarissimi calcari e i dirupi mozzafiato. Il versante nord – su cui è adagiato il ghiacciaio più esteso della regione dolomitica – è un pendio armonioso che termina sulle rive del laghetto di Fedaia; il versante sud contrappone invece imponenti pareti, che sovrastano i ghiaioni della Val Ombretta, per una lunghezza di quasi 5 km con un altezza compresa tra 600 e 1000 metri e con vie impegnative ed apprezzate dagli alpinisti di tutto il mondo. Proprio sulla Marmolada venne effettuato il primo tentativo di ascesa dolomitica, nel 1802, quando il cappellano di Pieve di Livinallongo, don Giuseppe Terza, tentò la scalata assieme ad altri quattro agordini, ma morì durante l’ascesa, cadendo in un crepaccio.

La sagoma della Marmolada riconoscibile da lontano
Il Ghiacciaio tra Punta Penia e Punta Rocca
Alpinisti sul ghiacciaio
Parete Sud
Oggi la montagna è molto frequentata in tutte le stagioni, sia per lo sci di pista che da Punta Rocca ,raggiungibile con una spettacolare funivia, permette di scendere a Malga Ciapela, che per gli itinerari scialpinistici lungo il ghiacciaio, infine dagli alpinisti che scelgono le difficili vie del versante sud oppure le impegnative ma più abbordabili vie ferrate lungo la cresta ovest ed est. Le parti sommitali sono state anche teatro di aspri combattimenti durante la prima guerra mondiale e proprio in questa zona è presente un museo a cielo aperto con gallerie scavate nel ghiaccio e nella roccia. Insomma una montagna per tutti i gusti, unica nel suo genere in Dolomiti. 

La Funivia che sale a Punta Rocca
Il Ghiacciaio del versante nord, l'unico ancora presente nei Monti Pallidi, è particolarmente studiato e rappresenta un vero indicatore dello stato dei ghiacci in epoca di cambiamenti climatici. Il fronte del Ghiacciaio Principale si è notevolmente ridotto negli ultimi 20/30 anni tanto da renderlo uno dei più minacciati di estinzione tra quelli delle Alpi Orientali.

Lo stato di salute del Ghiaccia
CONFINI
Montagna da sempre contesa per quanto riguarda l'appartenenza amministrativa. 

Le creste sommitali fanno da confine naturale a due regioni, due provincie, praticamente due mondi, quello Trentino in precedenza Tirolese e quello Veneto in passato appartenente alla Serenissima Repubblica di Venezia. Per andare alle radici del problema del confine occorre rispolverare gli atti di confinazione tra lo Stato Veneto e il Vescovado di Bressanone eseguiti tra il 1778 e il 1781. Quello fu il primo vero confine deciso allora ma ci furono interpretazioni divergenti: secondo il Veneto si tratta di una linea trasversale che tagliava il ghiacciaio in due parti (quello Est a Rocca Pietore e quello Ovest a Canazei); ma secondo il Trentino la linea di confine era stata fissata sulle creste della Marmolada con il ghiacciaio tutto in territorio di Canazei. Nel 1982 il Decreto Pertini aveva messo in discussione la linea di confine da sempre disegnata sulle mappe dell'Istituto Geografico Militare come nelle antiche carte del '700. Da allora ci fu un aspra contesa giudiziaria terminata con la sentenza del Consiglio di Stato del 1998 a favore di Canazei, lasciando al Veneto le aree su cui sorgono le stazioni della funivia che salgono in vetta da Malga Ciapela. Ma il nuovo confine che penalizza molto il territorio bellunese non è ancora entrato in vigore proprio perché la linea non è ancora stata disegnata in modo preciso. Il giudice vent'anni fa decise infatti di non tener conto delle mappe catastali antiche sostenute dal Veneto e usò un criterio oggettivo scientifico: la linea della divisione delle acque detta linea di displuvio idrografico. E qui sorgono le recenti nuove discussioni perché Canazei e il Trentino rivendicano da sempre il confine sulle creste rocciose che non corrispondono al displuvio che invece scende più in basso e arriva a passo Fedaia, lasciando al Veneto così facendo la parte orientale della Marmolada, con la funivia, le piste da sci e gli impianti della zona est.
La mappa di confine del 1781

I confini contesi e le interpretazioni giudiziarie
RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE
In questi ultimi anni si sta parlando di un progetto di riqualificazione che dovrebbe da un lato ammodernare gli impianti di risalita e dall'altra valorizzare gli aspetti storici, culturali e ambientali. Ma ovviamente anche in questo caso ognuno tira l'acqua al proprio mulino e quindi troviamo la Regione Veneto interessata agli affari sul proprio versante, la Provincia Autonoma di Trento che con il Comune di Canazei scalpita per costruire un impianto analogo a quello di Malga Ciapela che colleghi gli impianti della Val di Fassa alla Cima e poi ci stanno gli ambientalisti e le associazioni alpinistiche come il CAI che stanno insistendo per un approccio più sostenibile e meno invasivo a questa montagna già troppo sfruttata turisticamente. La stessa Fondazione Dolomiti Unesco ha recentemente espresso una posizione netta: l’ipotesi di realizzare nuovi impianti sul ghiacciaio (sebbene nell’ambito di un progetto di riqualificazione complessivo) potrebbe pregiudicare l’integrità dell’area tutelata dall’Unesco, con effetti a cascata su tutti gli altri gruppi dolomitici inseriti tra i patrimoni dell’umanità in quanto iscritte come un bene seriale, cioè come un bene unico. 
Il Piano di sviluppo degli impianti di risalita
Ancora una volta la montagna è contesa non solo per i confini amministrativi ma pure per quelli commerciali, turistici oppure ideologici e ambientali. Resta il fatto che per la Marmolada gli aspetti di tutela dal punto di vista paesaggistico, culturale e scientifico devono rimanere una priorità e non ci devono essere strumentalizzazioni politiche e interessi di parte. Lo straordinario valore che riveste il gruppo montuoso deve essere preservato e dovremo tutti impegnarci affinché la Regina delle Dolomiti diventi un incredibile laboratorio di bellezze, di storia, di ricerca scientifica, di sport e di cultura. 

A Pian Fiacconi per dire No all'elisky
A Punta Serauta per l'incontro con Fondazione Dolomiti Unesco

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